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Veneto: inserimento lavorativo e politiche attive del lavoro

Si sintetizza di seguito il terzo lavoro realizzato da Federsolidarietà Veneto in preparazione del seminario del 15 marzo, relativamente al tema “inserimento lavorativo e politiche attive del lavoro”.

Negli ultimi anni la cooperazione sociale ha realizzato una serie di interventi e servizi rivolti a fasce deboli del mercato del lavoro e della popolazione. Interventi e servizi, non solo quelli oggetto dell’attività della cooperazione sociale, vanno distinti in due categorie.

La prima categoria è formata dagli interventi a sostegno della occupabilità, cioè tutte le iniziative finalizzate a migliorare le competenze trasversali (autonomia di spostamento, elementi essenziali di informatica, uso di semplici attrezzature, conoscenza della normativa, …) e, soprattutto, l’inserimento nelle reti sociali ed economiche portatrici di opportunità di lavoro. In altri termini, i servizi per l’occupabilità hanno l’obiettivo di attrezzare la persona con capacità relazionali, contatti con il mercato attivo, conoscenze sui servizi e sulla normativa, competenze trasversali e tutto ciò che la può rendere più competitiva nelle fasi di transizione verso il lavoro. In questa categoria rientrano i tirocini, la formazione di base, i CLG, … .

La seconda categoria è costituita dai servizi per l’occupazione, cioè i servizi che facilitano e promuovono l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro. Nel nostro territorio risulta debole l’azione presso le aziende, i CpI non sembrano alimentare a sufficienza i  contatti con le aziende e con gli imprenditori mentre le Agenzie di Somministrazione sono sbilanciate verso gli interessi delle aziende, operando una scelta severa tra i lavoratori, dalla quale escono perdenti tutti quelli che non hanno un profilo socio-professionale solido.

In questa situazione, si vuole proporre un Sistema di Interventi per l’Occupabilità ed il Lavoro che raccorda le esperienze delle cooperative sociali in favore delle fasce deboli del mercato in un continuum di strumenti che possono essere messi in gioco a seconda delle necessità. In altri termini, si propone un dispositivo che comprenda gli strumenti sperimentati separatamente: doti per i lavoratori in CIG e Mobilità in deroga, inserimenti per lavoratori privi di ammortizzatori sociali, tirocini, CLG, PAI, … L’introduzione di un simile dispositivo svilupperebbe una modalità di accesso unitaria, basata sull’incrocio di variabili sociali, familiari, occupazionali finora considerate separatamente, con rischi di confusione anche normativa tra i diversi livelli di svantaggio e di povertà.

A questo proposito si fa riferimento a misure regionali (DGR n. 2472 del 4.08.2009 e DGR n. 427 del 23 febbraio 2010), concepite come contrasto alla crisi economica, relativi alla  realizzazione  di progetti di pubblica utilità attraverso l’utilizzo di lavoratori sprovvisti di ammortizzatori sociali, cofinanziati dalla al 50%. del costo del lavoro. I progetti presentati nel 2009 sono stati 57 e i lavoratori che ne hanno beneficiato sono stati 221, lavoratori che se non fossero stati inseriti nei progetti non avrebbero avuto alcun sostegno del reddito. Successivamente l’intervento è stata riproposto prevedendo l’ampliamento dei beneficiari a persone che sono in carico ai servizi sociali anche da molto tempo e che gli enti locali per finanziare la parte dell’intervento a loro carico possano avvalersi anche di contributi privati.

La proposta emersa dal gruppo di lavoro di Federsolidarietà è che questo tipo di intervento sia in collegamento funzionale con gli sportelli per il lavoro; si tratta di mettere insieme i servizi tesi a rinforzare la capacità di ricerca attiva del lavoro attraverso l’orientamento o le sue competenze in termini di formazione con quelli, previsti dalla citata DGR 427, che offrono una soluzione di breve periodo lavorativo che mette le persone direttamente in condizione di sperimentarsi in un’attività. Essendo questi due servizi attivi e promossi dalla rete delle cooperative sociali e Consorzi soci di Federsolidarietà, ha senso procedere con soluzione di continuità nella costruzione di un’offerta ancora più solida per questi beneficiari, immaginando un cantiere di gestione federativo che valorizzi le specificità e promuova l’efficacia/efficienza.

La comunità al lavoro: la cooperazione sociale in campo dove gli ammortizzatori sociali non arrivano

Il blog riceve e segnala una iniziativa realizzata dalla cooperativa Vesti solidale di Cinisello Balsamo in partenariato con la Caritas di Garbagnate Milanese, anche a partire dallo stimolo generato dall’attivazione del Fondo famiglia e lavoro da parte della Chiesa milanese. Il contesto è quello della crisi economica, delle famiglie che rimangono prive di reddito, degli ammortizzatori sociali che non sempre riescono a coprire tutte le necessità di chi si ritrova privo di reddito:

La crisi economica purtroppo non si è esaurita e chi è stato espulso negli scorsi anno dal mondo del lavoro attraversa sul finire del 2010 il momento forse più difficile in quanto non si intravedo possibilità immediate di reinserimento lavorativo ed i periodi previsti dalla legge per la Cassa Integrazione e l’Indennità di disoccupazione stanno ormai esaurendosi. La perdita del posto di lavoro e l’esaurimento degli ammortizzatori sociali (o addirittura l’impossibilità di accedervi) fanno sì che il rischio di perdere la dignità insieme al lavoro diventi una realtà per molti cittadini.

A fronte di questa situazione il progetto “La comunità al lavoro” prevede la possibilità per i cittadini di impegnarsi a versare per 24 settimane un importo che varia dai 5 ai 50 euro, grazie a al quale alcune persone disoccupate, prive di qualsiasi ammortizzatore sociale e con figli minori a carico verranno assunte con regolare contratto di lavoro da parte della Cooperativa Vesti solidale per un periodo massimodi 6 mesi o per il periodo necessario ad accedere agli ammortizzatori sociali. La cooperativa stessa sostiene in parte con proprie risorse il costo del lavoratore. In sostanza, la comunità locale – le famiglie, la cooperativa, la chiesa –  si attiva per dare risposta ad un proprio problema di grande rilevanza. Ad oggi, due mesi dopo la partenza del progetto, sono state raccolte risorse pari a circa 50 mila euro, che testimoniano il capitale fiduciario della comunità e grazie a cui  4 persone già sono state assunte e altre 2 lo saranno entro fine gennaio.