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L’internazionale dell’inserimento lavorativo

Il Blog pubblica oggi l’intervento di Flaviano Zandonai, ricercatore, segretario di Iris network, blogger su Vita con Fenomeni, da sempre attivo nei dintorni della cooperazione sociale

Ci sono molti buoni interventi in questo blog, che nel loro insieme dimostrano la ricchezza di conoscenze e di dati di esperienza intorno fenomeno delle imprese sociali di inserimento lavorativo. Disponiamo insomma di un serbatoio ben fornito per una buona attività di policy making in vista del cambio di colore del libro: da verde a bianco. Mi permetto quindi solo una piccola suggestione, dedicata ad un campo di osservazione specifico, forse neanche di primaria importanza. Riguarda la dimensione internazionale dell’inserimento lavorativo e delle imprese che si sono specializzate in questo settore. Sì, perché in qualsiasi posto del mondo (o quasi, comunque ben oltre i confini della vecchia Europa), per dire “impresa sociale” senza avvitarsi in pericolose contorsioni teorico concettuali e normative, basta far riferimento a “inserimento lavorativo”. Ricordo a proposito un’iniziativa del tutto simile alla più ordinaria cooperativa sociale di tipo B italiana – inserimento di persone disabile in attività di verde pubblico – che però aveva sede a Bogotà, in Colombia. Il tutto senza 381, sgravi sugli oneri, clausole sociali, ecc. L’impresa sociale di inserimento lavorativo è quindi l’esperienza che meglio rappresenta i fondamentali di questo particolare modello imprenditoriale: sviluppo bottom up, approccio all’inclusione attraverso politiche di attivazione degli utenti, dimensione produttiva non simulata, governance partecipata. Il problema è andare oltre questa presa d’atto. E riuscire ad impostare azioni di sviluppo che mettano a valore le potenzialità derivanti da questo carattere globalizzato. Le opportunità ci sono, anzi forse ci sono state. Il Fondo sociale europeo ha infatti finanziato molte iniziative di scambio. Qualcuno ricorda, ad esempio, la “famosa” transnazionalità dei progetti Equal? Onestamente non credo che, usando un eufemismo, i risultati siano stati eccelsi perché spesso ci si è limitati a una conoscenza superficiale per soddisfare quanto indicato nei formulari. Eppure le eccezioni non mancano: best practice che sono andate oltre, condividendo elementi di qualità sociale e, perché no, anche di business. La rete Le Mat di Legacoop rappresenta, da questo punto di vista, un esempio interessante, ma questo blog potrebbe servire a rimpinguare il carniere, guardando anche in casa propria. Va ricordato infatti che importanti consorzi nazionali e la stessa Confcooperative con Copermondo hanno recentemente promosso la nascita strutture e iniziative per internazionalizzare la cooperazione e l’impresa sociale.